La spagiria, alchimia vegetale
Solidale con il pensiero antroposofico è l’erborista spagirico che riconosce nell’atto della raccolta della pianta, e nei processi di lavorazione che portano alla preparazione dei vari rimedi curativi, una specifica sacralità e uno stretto collegamento con i ritmi del macrocosmo. Il termine spagiria, coniato da Paracelso, grande medico del 1500, è riferito alle antiche conoscenze della tradizione alchemica applicate al mondo vegetale. La parola spagirica deriva da due termini di origine greca: spao, nel significato di “estrarre”, e ageiro, raccogliere, unire. Tale processo esemplifica uno dei principi fondamentali della scienza ermetica: Solve et Coagula (separa e ricongiungi). Secondo l’Alchimia, la Natura è intesa come un essere vivente dove tutte le sue parti sono strettamente connesse tra loro e soggette alle medesime leggi. Ogni essere vivente deriva da una Trinità originaria, che nella sua essenza può essere intesa come l’unione di due polarità, una creativa chiamata Spirito e una formatrice chiamata Anima, con un principio neutro denominato Corpo. Questo concetto di Trinità, in campo alchemico e di conseguenza in quello spagirico, da cui esso deriva, trova manifestazione attraverso i simboli dello Zolfo, del Mercurio e del Sale. Tali principi, ovviamente, non devono essere intesi nel senso letterale dei termini (non abbiamo a che fare con il sale da cucina né con il mercurio del termometro) ma come “modalità filosofiche operative”. Ciò comporta il riconoscimento di una complementarità pratico-speculativa nella quale il Mercurio rappresenta il principio vitale (il Prana della tradizione indiana), lo Zolfo simboleggia l’Anima e la coscienza (l’Atma della tradizione indiana) e il Sale personifica il corpo, il solido, la materia nel senso più ampio del termine. In relazione al mondo vegetale, lo Zolfo opera sotto forma di principi attivi (sostanze farmacologicamente attive), il Mercurio rappresenta la componente strutturale data dagli amidi, dagli zuccheri e dalla cellulosa, cioè da quelle sostanze artefici di trasformazioni di tipo alcolico, mentre il Sale corrisponde alla natura minerale della pianta. Una volta riconosciuta questa legge Trinitaria, il compito dello spagirista (attraverso operazioni di macerazione, fermentazione, distillazione, sublimazione, calcinazione, ecc.) è quello di separare questi componenti costitutivi che si trovano uniti nella pianta, purificarli e riunirli infine tra di loro, per ottenere dei rimedi con proprietà medicinali potenziate (le diverse operazioni a cui viene sottoposta la pianta permettono la “purificazione” di tutte quelle scorie inutili ai fini terapeutici e spirituali). Inoltre, i frequenti riferimenti astrologici che s’incontrano nelle opere di spagiria non devono essere intesi come una dimostrazione di un operare all’insegna della superstizione e della magia, ma un tentativo di classificare le piante secondo una tipologia energetica e simbolica. Come afferma A. Gentili in un suo trattato alchemico: “i nostri padri, parlando di pianeti non si sono mai riferiti al cielo astronomico, ma solo ed esclusivamente al massimo tempio vivente: l’uomo. Il nome planetario nella sua più alta antichità e nella teoria alchemico-ermetica non volle mai essere un riferimento al pianeta fisico, o ad una particolare situazione celeste, ma espresse un simbolo ben preciso e pieno di significato” Come testimonianza apparente la Spagiria è una scienza che permette di operare trasformazioni sulla materia, ma al di là di un’indiscutibile “fisicità”, secondo una visione iniziatica, è la via per accedere ad una trasmutazione interiore. I suoi due aspetti, spirituale ed operativo, sono inseparabili. Se si affronta l’Alchimia solo da un punto di vista materiale, trascurando quello metafisico, si perde la chiave per una sua legittima, chiara e completa interpretazione.